12/10/2012

Bimbo conteso a Padova. Le scuse del governo per il comportamento della Polizia

Radio Vaticana del 11/10/2012 - Il Garante per l'Infanzia Vincenzo Spadafora e il Prof. Tonino Cantelmi ai microfoni di radio Vaticana. Ascolta il file audio dell'intervista

Continua a destare sconcerto la vicenda del bambino di Padova portato via da scuola a forza dalla polizia, dopo il provvedimento del giudice che ha assegnato l'intera patria potestà del piccolo al papà. “La scena del trascinamento del minore richiede le scuse del governo”, ha detto il sottosegretario agli interni De Stefano, riferendo alla Camera, che ha comunque definito “necessario” l’intervento delle forze dell’ordine. Intanto ministro degli Interni Cancellieri aspetta l’esito dell’inchiesta interna avviata dal capo della Polizia Manganelli. Piccola manifestazione delle mamme oggi davanti alla scuola del bambino. Ma in che modo queste vicende incidono nei vissuti dei bambini? Marco Guerra lo ha chiesto al prof. Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici: R. – Vicende così drammatiche e così impattanti, dal punto di vista traumatico, non possono che ledere quella che è la fiducia del bambino verso gli adulti. In qualche modo le figure adulte diventano figure minacciose e quindi un bambino - già di per sé ferito e vulnerabile - perde ancor più fiducia. Questo è gravissimo per un bambino! D. – La spettacolarizzazione della vicenda può avere ulteriori ripercussioni? R. – Da un lato questa spettacolarizzazione ha il merito di aver creato le premesse per un dibattito e quindi questo è stato favorevole; dall’altro, però, per la vittima della situazione, non fa altro che accentuarne il dolore, che renderlo individuabile perché così facilmente messo davanti a tutti. Io direi che probabilmente su questo ha fatto bene il garante della privacy: dobbiamo saper informare. D. – Molti dicono che se i genitori si comportano bene, non c’è bisogno di ricorrere alla legge. Secondo lei, qual è il modo migliore per affrontare queste situazioni? R. – Io direi che, purtroppo, i bambini, i nostri figli sono spesso vittime dei conflitti degli adulti: adulti incapaci, adulti incompetenti di essere dei buoni genitori e incapaci di gestire i propri conflitti senza far ricadere questi sui bambini. E’ necessario riscoprire l’aspetto valoriale dell’essere genitori: colui cioè che è, in qualche modo, responsabile e consente la crescita di un figlio, e questo è importantissimo. In questo senso anche noi genitori andiamo educati e contesti educativi spesso improntati ad un tema di fede, come quelli religiosi, sono contesti formidabili, che aiutano le famiglie a superare crisi che, a volte, potrebbero essere superate se le famiglie non fossero abbandonate a se stesse. Ma perché nel caso di Padova si è arrivati a tanto e cosa prevede la normativa italiana in casi del genere? Sentiamo al microfono di Alessandro Guarasci il garante per l’infanzia, Vincenzo Spadafora R. – Credo che in questo momento ci sia anche da chiedersi poi perché si è arrivati a questo, perché nel nostro Paese sia la polizia a dover eseguire questo tipo di provvedimenti. Questo sicuramente è causa del fatto che manca una normativa da questo punto di vista. Leggo in queste ore tantissime dichiarazioni da parte di esponenti di vari gruppi politici: spero che la stessa attenzione venga rivolta nelle prossime settimane ad approvare finalmente una riforma della giustizia minorile che il nostro Paese attende da molti anni e sulla quale le forze politiche non riescono a trovare un accordo. D. - Questo vuol dire che questo caso potrebbe in qualche modo non essere isolato? R. – Certamente non è isolato. Non è isolato e non mi riferisco tanto al comportamento della Polizia ma sicuramente alla sottrazione forzata di minori. Questo lo posso testimoniare anche per le decine e decine di segnalazioni che ho ricevuto già in questi primi mesi. A volte può essere la Polizia, a volte possono essere i servizi sociali o altre strutture, ma casi simili avvengono molto frequentemente. Noi ci occupiamo anche di tanti bambini di cui non si sa nulla, di cui ci occupiamo solo noi che ne abbiamo in qualche modo il dovere.