26/09/2012

Una “rete” contro l’alcol

Fonte Sir del 19/09/2012 –  La Regione Lazio stanzia un milione di euro per la lotta contro l’alcolismo. L’agenzia Sir raccoglie il parere del Prof. Tonino Cantelmi: “”il sostegno al Centro di alcologia del Policlinico è un ottimo segnale… è importante sottolineare due importanti questioni : la prima riguarda il dramma dell’abuso di sostanze alcoliche da parte di giovani e giovanissimi; si pensi per esempio al fenomeno del binge drinking che sembra affascinare ragazzini già di soli 13-14 anni e, la seconda,  l’abuso combinato di alcol e droghe, che richiede un approccio diverso e più specifico..."

Stanziato un milione di euro per la lotta alla dipendenza

(19 settembre 2012) Fonte Sir
Un milione di euro per la lotta contro l’alcolismo. A tanto ammonta la cifra stanziata dalla Regione Lazio per aiutare le vittime di questa dipendenza. Ad annunciare l’iniziativa, lo scorso luglio, è stato l’assessore alle Politiche sociali e famiglia. La somma, nelle intenzioni della Regione, sarà destinata a potenziare le attività del Centro alcologico del Policlinico Umberto I e al miglioramento dei servizi contro l’alcolismo nel territorio laziale, puntando sull’integrazione, per assicurare percorsi di recupero e riabilitazione da affiancare all’intervento sanitario. In particolare, l’azione si focalizzerà sul rafforzamento della rete sociale, collegando i servizi offerti dal pubblico con quelli del privato sociale allo scopo di aumentare la prevenzione e dare risposte alle famiglie coinvolte nelle problematiche dell’alcolismo. Una vera e propria malattia. “Lo stanziamento ci permette di continuare a implementare le attività del Centro alcologico”, osserva Mauro Ceccanti, responsabile del Centro alcologico Regione Lazio. Nell’ultimo anno la struttura ha raddoppiato le visite, da circa 1.200 a 2.400, e ha fornito assistenza a 450 nuovi alcolisti. “Nonostante questa notizia la situazione nel Lazio e in Italia è deprimente – aggiunge Ceccanti -; non c’è sufficiente organizzazione territoriale, il collegamento tra le problematiche connesse all’abuso di sostanze alcoliche e la società è carente, troppo spesso si pensa erroneamente che bere sia un vizio, invece si tratta di una malattia che implica aspetti psicologici, medici e ambientali”. Tale patologia “può iniziare anche dal feto, quando le mamme assumono alcol durante la gravidanza, e se non s’interviene in tempo si rischia che questi neonati diventino degli adolescenti violenti e bulli”. “In questa battaglia – sottolinea il responsabile del Centro alcologico – le famiglie sono sole, non sanno a chi rivolgersi”. Bisogna invece “aiutarle, organizzare gruppi di supporto e costruire strumenti idonei d’informazione”. “Devo dire – ricorda Ceccanti – che in questi ultimi tempi stiamo riuscendo a lavorare bene perché c’è sensibilità politica, ma anche un impegno da parte dei funzionari, anch’esso molto importante”. Ricostruire legami. Secondo Tonino Cantelmi, membro dell’associazione medici cattolici e presidente dell’Associazione psicologi e psichiatri italiani, “il sostegno al Centro di alcologia del Policlinico è un ottimo segnale, però ci sono alcune questioni che meriterebbero maggiore attenzione: la prima riguarda il dramma dell’abuso di sostanze alcoliche da parte di giovani e giovanissimi; si pensi per esempio al fenomeno del binge drinking, bere tanto in pochissimo tempo al solo scopo di sballarsi, che sembra affascinare ragazzini già di soli 13-14 anni. L’abuso alcolico nei giovanissimi si accompagna a un incremento di comportamenti antisociali piuttosto allarmante”. La seconda questione è “l’abuso combinato di alcol e droghe, che richiede un approccio diverso e più specifico; si pensi all’uso dell’alcol per spegnere l’euforia da cocaina, che riguarda non solo i giovani, ma anche molti adulti”. Infine, “occorre promuovere un’autentica campagna di prevenzione sul territorio, che sia convincente soprattutto per più giovani”. “Ciò che colpisce in tutto questo stato di cose – afferma Cantelmi – è l’incredibile frammentazione dei legami interpersonali che sembra caratterizzare l’assetto sociale dei nostri tempi” ed è “su questa crisi della relazione interpersonale che s’innestano fenomeni degenerativi gravi, come le nuove forme di alcolismo”; questo “richiama tutti a costruire contesti sociali di accoglienza e solidarietà” ed è proprio da qui che si deve ripartire; “le nostre parrocchie, oratori, luoghi ecclesiali d’incontro, possono essere i portatori di una ricostruzione di legami interpersonali, solidali, autentici e rispettosi”. Il potere delle lobby. “Quella della Regione è una buona iniziativa, ma bisogna vedere come saranno utilizzati i soldi, la rete sui territori è necessaria, però va strutturata bene, mi auguro che il denaro sia impiegato per intervenire seriamente”. È il parere di Maria Colamonico, presidente dell’Associazione cattolica operatori sanitari per il Lazio. Colamonico, dal suo punto d’osservazione, racconta che “siamo in una fase in cui è aumentato il consumo di alcol tra i giovani, soprattutto di birra perché è la moda”. “Esistono lobby molto forti – avverte – che frenano la limitazione del consumo di alcol, mentre per contrastare il fenomeno servono educazione e solidi valori di riferimento”. Inoltre “alla crisi di relazioni si aggiunge anche la mancanza di lavoro come causa dell’aumento di consumo di alcol”. a cura di Costantino Coros