12/10/2012
Bambino conteso, Cantelmi: «Serve mediazione»
 
    Boom di visualizzazioni per il video del bambino prelevato dalla polizia a seguito di un'ordinanza. Lo psichiatra Tonino Cantelmi: «Nessun adulto ha fatto un passo indietro davanti al dolore del piccolo». Guarda il video del TG 5 

Fonte: RomaSette del 12/10/2012
«Siamo di fronte a un sistema   malato di adulti, che agiscono i conflitti sui bambini». È il commento   di Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione psicologi e psichiatri   italiani, al tragico episodio del bambino di 10 anni che, in una scuola   elementare a Cittadella, nel padovano, è stato portato via a forza  dalle  Forze di polizia, in esecuzione a un’ordinanza della sezione  Minori  della Corte d’Appello di Venezia, che ha disposto l’affidamento  in via  esclusiva al padre, con collocamento in una comunità. Le  immagini  dell’allontanamento forzato del bambino dalla scuola sono  state  trasmesse dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” su Rai  Tre. Il  presidente del Senato, Renato Schifani, ha chiesto chiarimenti  al capo  delle Forze dell’ordine, Antonio Manganelli, che ha espresso  «profondo  rammarico» e scuse ai familiari, e disposto un’inchiesta  interna. Anche  il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco  Fini, ha chiesto al  governo di riferire al più presto, dopo le  richieste d’informativa e  delle interrogazioni parlamentari presentate  da deputati di vari gruppi.  Il video, ora trasmesso all’autorità  giudiziaria, è stato girato dalla  zia. Il padre era presente  all’allontanamento, mentre il figlio opponeva  resistenza perché voleva  restare con la madre.
Nessuno si è fermato. «Ciò che   sorprende – spiega Cantelmi – è l’incapacità di tutti gli adulti   coinvolti nella vicenda di creare un minimo di contesto che aiutasse   questo bambino a decodificare una situazione che a lui risulta   incomprensibile. Nessun adulto, né la polizia, né gli assistenti   sociali, né i familiari presenti, né il padre – denuncia l’esperto – si è   fermato di fronte al dolore di questo bambino e ha cercato di trovare   una soluzione». Questo significa, per lo psichiatra, che «non siamo in   grado di fermarci, perché i conflitti degli adulti sono vissuti e agiti   sui bambini. È un dato di cui siamo tutti colpevoli, soprattutto  perché  incapaci di gestire i conflitti se non attraverso questa  modalità, che  rende i minori vittime esclusive degli errori degli  adulti».
Siamo tutti colpevoli. «In un   momento così drammatico per la vita di questo bambino – spiega infatti   Cantelmi – nessun adulto è stato capace di fare un passo indietro», ma   anzi «è intervenuto in maniera scomposta, rendendo ancora più drammatica   la situazione». Un «trauma», questo, di cui il bambino «porterà il  peso  per tutta la vita, poiché si sentirà sempre più solo e  abbandonato». Il  bambino, infatti, «probabilmente già vulnerabile, già  ferito, è stato  ulteriormente messo in crisi riguardo alla fiducia  nella figura degli  adulti, verso i quali finirà per nutrire una  sostanziale sfiducia». «Per  il bambino, tutto ciò che è incomprensibile  diventa violenza», osserva  lo psichiatra, che invoca per il mondo  degli adulti «una maggiore  capacità di mediazione»: a partire dalla  scelta «del luogo più adatto  per risolvere i conflitti, che non è  certamente la scuola». Quanto alle  immagini del prelievo forzato del  bambino davanti alla scuola, diffuse  in tv, Cantelmi osserva che,  «poiché non è l’unico caso del genere,  possono aiutarci a riflettere su  un discorso che va affrontato su un  piano generale». Tuttavia, per  Cantelmi resta il fatto che «si tratta di  immagini molto violente, che  non rendono ragione di tutto ciò che c’è  dietro e dunque possono  portare a giudizi molto severi, scatenando la  caccia al colpevole e  distraendo invece l’attenzione da un sistema  malato di adulti».
Non aggiungere violenza a violenza.  «La comunicazione può  avere una fondamentale funzione civile. Una donna  angosciata riesce a  documentare con un telefonino l’azione violenta e  sconsiderata di alcuni  agenti di polizia ai danni di un bambino, e  l’informazione può dare  così il giusto, grande risalto ad una vicenda  che appena pochi anni fa  sarebbe stata messa a tacere. Ma è violenza  che si aggiunge alla  violenza della polizia quella che sul bambino  hanno compiuto i troppi  media (non tutti, per fortuna e per senso di  responsabilità  deontologica) che hanno trasmesso il video senza  preoccuparsi di rendere  non identificabile il suo protagonista». È la  posizione espressa da  Roberto Natale, presidente della Federazione  nazionale della stampa, sul  modo in cui media hanno trattato la  vicenda. «Non se ne può più di  un’informazione priva di senso del  limite, che ogni volta deve fare  sacrifici umani al dio spietato della  spettacolarizzazione», osserva  Natale, secondo il quale «non c’era  nessun bisogno di darne il nome, né  di far vedere il volto. Sarebbe  stato sufficiente adottare pochi,  elementari accorgimenti tecnici».
 Notizia ripresa dal SIR
 Ragazzo “strappato” da scuola a padova: Cantelmi (psichiatra), il “sistema malato” degli adulti
“Siamo di fronte ad un sistema malato di  adulti, che  agiscono i conflitti sui bambini”. È il commento di Tonino  Cantelmi,  presidente dell’Associazione psicologi e psichiatri italiani,  al  tragico episodio del bambino di 10 anni che, in una scuola del   padovano, è stato portato via a forza dalle forze di polizia, per   eseguire un provvedimento di affidamento in via esclusiva al padre, con   collocamento in una comunità. “Ciò che sorprende – spiega Cantelmi al   Sir (clicca qui)   – è l’incapacità di tutti gli adulti coinvolti nella vicenda di creare   un minimo di contesto che aiutasse questo bambino a decodificare una   situazione che a lui risulta incomprensibile”. “Nessun adulto – denuncia   l’esperto – si è fermato di fronte al dolore di questo bambino e ha   cercato di trovare una soluzione”. “Siamo tutti colpevoli”, commenta lo   psichiatra. Anche per Patrizia Lonardi, presidente del Consiglio   dell’Ordine degli assistenti sociali del Veneto, “episodi di questo   genere sono gravissimi”. “La comunicazione può avere una fondamentale   funzione civile”, spiega Roberto Natale, presidente della Federazione   nazionale della stampa, ma “è violenza che si aggiunge alla violenza   della polizia quella che sul bambino hanno compiuto i troppi media che   hanno trasmesso il video senza preoccuparsi di rendere non   identificabile il suo protagonista”.
Servizio del TG5
Notizia ripresa dal SIR
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“Siamo di fronte ad un sistema malato di  adulti, che  agiscono i conflitti sui bambini”. È il commento di Tonino  Cantelmi,  presidente dell’Associazione psicologi e psichiatri italiani,  al  tragico episodio del bambino di 10 anni che, in una scuola del   padovano, è stato portato via a forza dalle forze di polizia, per   eseguire un provvedimento di affidamento in via esclusiva al padre, con   collocamento in una comunità. “Ciò che sorprende – spiega Cantelmi al   Sir (clicca qui)   – è l’incapacità di tutti gli adulti coinvolti nella vicenda di creare   un minimo di contesto che aiutasse questo bambino a decodificare una   situazione che a lui risulta incomprensibile”. “Nessun adulto – denuncia   l’esperto – si è fermato di fronte al dolore di questo bambino e ha   cercato di trovare una soluzione”. “Siamo tutti colpevoli”, commenta lo   psichiatra. Anche per Patrizia Lonardi, presidente del Consiglio   dell’Ordine degli assistenti sociali del Veneto, “episodi di questo   genere sono gravissimi”. “La comunicazione può avere una fondamentale   funzione civile”, spiega Roberto Natale, presidente della Federazione   nazionale della stampa, ma “è violenza che si aggiunge alla violenza   della polizia quella che sul bambino hanno compiuto i troppi media che   hanno trasmesso il video senza preoccuparsi di rendere non   identificabile il suo protagonista”.
Servizio del TG5 
 http://www.youtube.com/watch?v=9DRWYxN7m98
http://www.youtube.com/watch?v=9DRWYxN7m98
 
					







