28/10/2013

L'oratorio affronta la sfida delle nuove tecnologie

Fonte: Avvenire del 24 ottobre 2013 Il rapporto fra i nativi digitali e l’impegno educativo al centro della Conferenza organizzativa dell’Anspi che si tiene da oggi a sabato a Sassone. A colloquio con lo psichiatra Tonino Cantelmi.

Di Stefano Di Battista La provocazione è palese, ma il professor Tonino Cantelmi non si sottrae: non è che di tecnologia digitale si continui a parlare perché fa tendenza? “Quello a cui stiamo assistendo-risponde- è una mutazione antropologica: la cultura virtuale sta provocando la modificazione di mente e cervello. E’ un argomento a cui siamo tutti interessati “. Cantelmi è docente di psicopatologia alla Pontificia Università Gregoriana, autore di alcune centinaia di saggi, ma la sua notorietà è legata alla perizia su Paolo Gabriele, l’aiutante di camera al centro dell’inchiesta sui documenti trafugati in Vaticano. Domattina, Cantelmi parlerà alla platea della Conferenza organizzativa dell’Anspi, che si tiene a Sassone (Roma) da oggi a sabato, radunando i rappresentanti dei comitati regionali Anspi, che avranno modo di riflettere anche durante la celebrazione eucaristica, presieduta dal segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, monsignor Angelo Vincenzo Zani. “ Nativi digitali e immigrati digitali” è il titolo della relazione di Cantelmi  dove questi ultimi non sono i disperati che sbarcano a Lampedusa, bensi’  le generazioni degli ultra trentenni che migrano, per necessità e per moda, verso le nuove tecnologie. “Chi ha una certa età è cresciuto in un contesto in cui si veniva educati a occuparsi d’una cosa per volta. I ragazzi di oggi, invece, sono multitasking, capaci cioè di operare più azioni in contemporanea”. Questa realtà sta cambiando le modalità di apprendimento, ma ha effetti profondi anche nelle relazioni. “Oggi-riprende Cantelmi- l’amico è un clic, una figura virtuale: non lo conosco, non lo vedo fisicamente, ma mi confido con lui. Il mondo che si sta preparando avrà due categorie di disadattati: quelli che socializzano solo virtualmente, e saranno la maggioranza, e quelli che lo faranno solo realmente. Dovranno dunque far fronte a questo doppio registro, considerando la relazione tra persone in carne ed ossa come una specie protetta”. L’interesse del convegno sta anche nel fatto che l’autore parlerà a persone che si occupano di oratori, luoghi cioè dove la socializzazione resta il cardine di tutto l’agire. “L’epoca degli oratori è stata importante, e so che è in atto un tentativo di rilancio. Sono spazi dedicati ai ragazzi, ma dove resta importante la presenza degli adulti, perché dà luogo a uno scambio intergenerazionale. E’ proprio negli ultimi spazi in cui gli adulti mancano, invece, che si percepisce l’incapacità del confronto: un dato su cui vale la pena aprire la discussione”.