10/02/2014

La famiglia, architettura di una società aperta

Fonte: RomaSette.it del 04/02/2014 Al Teatro Argentina il dibattito sui diversi modelli di realtà familiare, promosso dal Forum "Cultura, pace e vita". Il sociologo Diotallevi (nella foto): «La famiglia non è affare privato» . Tonino Cantelmi ha sottolineato come il compito dei genitori di oggi è «insegnare ai figli nati nella tecnologia digitale a incontrare autenticamente l’altro, e trasmettere loro il senso perduto della cura del prossimo, della solidarietà contro la solitudine della dimensione digitale»

di Maria Elena Rosati La famiglia come terreno di sfida in tempo di crisi, per generare futuro, relazioni positive, speranze. Se ne è parlato nel convegno “Famiglia Oggi” che si è tenuto lunedì 3 febbraio al Teatro Argentina. Un incontro promosso dal Forum “Cultura, pace e vita”, realtà che coordina oltre 50 associazioni culturali di ispirazione cristiana, per creare una rete di discussione sui problemi sociali ed economici del territorio, in collaborazione con la Pastorale universitaria della diocesi di Roma. Una serata di confronto che, ha spiegato il vescovo Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale universitaria nel saluto di apertura, «punta a rafforzare l’esperienza di comunione di intenti e di impegni, perché la città di Roma ha bisogno di operatori nuovi, capaci di testimoniare come senza la famiglia non è possibile generare futuro». 

La prima parte dell’incontro ha messo a confronto il modello di famiglia generativa, aperta alle relazioni e alla socialità, e modelli sempre più diffusi di famiglia “individuale”, basata sulla ricerca delle felicità del singolo, estranea alla costruzione di relazioni. Analizzando la concezione antropologica di famiglia basata sulla differenza naturale tra uomo e donna, il sociologo Luca Diotallevi dell’Università Roma Tre ha sottolineato che «la famiglia non è affare privato ma è un pezzo dell’architettura di una società aperta», mentre il docente di diritto privato di Tor Vergata Giovanni Doria ha parlato del rapporto tra famiglia ed economia, evidenziando le contraddizioni della politica. «L’Italia non ha un piano nazionale di politiche familiari, prevalgono interventi frammentati e di corto raggio - ha spiegato -. Per avviare una seria discussione sulla condizione della famiglia è necessario iniziare a considerarla come principale erogatore di servizi di welfare, come centro primario di consumo, come soggetto che produce ricchezza». 

I mezzi di comunicazione come strumenti per trasmettere modelli positivi di famiglia, al centro della tavola rotonda che ha animato la seconda parte dell’incontro. Parlando delle sfide educative e del dialogo con le nuove generazioni, lo psicologo Tonino Cantelmi ha sottolineato come il compito dei genitori di oggi è «insegnare ai figli nati nella tecnologia digitale a incontrare autenticamente l’altro, e trasmettere loro il senso perduto della cura del prossimo, della solidarietà contro la solitudine della dimensione digitale». Primato del sentimento e della divisione generazionale nell’intervento di Elisa Manna, del Censis, che ha analizzato le influenze dei programmi televisivi sulla struttura della famiglia. «Le telenovelas ci hanno insegnato che le ragioni del cuore sono più forte di tutto; questo messaggio ha destrutturato i legami familiari, e tanti programmi basati sulla spettacolarizzazione dei conflitti famigliari hanno accentuato la divisione tra generazioni», ha osservato Manna. 

Fondamentali quindi il ruolo dell’associazionismo e del servizio pubblico, chiamati da una parte a sostenere le famiglie, e dall’altra a proporre e diffondere nei programmi modelli positivi. Conclusione dei lavori affidata all’ex presidente della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli: da lui l’invito a passare dall’analisi della famiglia all’azione. Per Mirabelli «non dobbiamo fermarci a richiamare l’aspetto antropologico della famiglia ma dobbiamo testimoniarla, promuoverla come luogo di realizzazione personale, di incontro, che ha una dimensione sociale, e crea coesione».

4 febbraio 2014 Fonte: RomaSette.it