04/03/2021

La leadership nelle comunità religiose al tempo del Covid-19

Fonte: Commissione Salute della USG/UISG del 19/01/2021

INTRODUZIONE: P. Carmine Arice, SSC Superiore generale e Presidente della Commissione Salute USG-UISG
Non possiamo negare che stare accanto a sofferenze così grandi è una realtà che ferisce. Il pericolo è esorcizzare il male senza affrontarlo davvero. Le macerie emotive possono essere presenti e pesare anche nel cuore di chi ha fatto una scelta di sequela di Cristo. E dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo: non sono pochi coloro che vivono in una situazione di rabbia, di timori, di crisi del ruolo, che provano un senso di fallimento, di disorientamento, di crisi di fede e soprattutto di paura.
Essere superiori in tempo di pandemia significa provare a intercettare i bisogni di tanti religiosi che sono stati, o sono ancora segnati, colpiti, feriti dall'esperienza della malattia sia come pazienti sia come operatori. Per questo, accanto alla necessaria preghiera e a uno sguardo nello Spirito, per quello che ci accade occorre avere anche alcune attenzioni che ci vengono suggerite dalle scienze umane.
Abbiamo chiesto al prof. Tonino Cantelmi di aiutarci a considerare quali sono le attenzioni necessarie che deve avere un superiore in particolare, che anima una piccola o grande comunità religiosa in un tempo di crisi come quello che stiamo vivendo.

Il Prof. Tonino Cantelmi è uno psichiatra, Fondatore e direttore scientifico e Presidente dell'Istituto di Terapia Cognitiva Interpersonale. E' professore di psicopatologia presso la Pontificia Università Gregoriana in Roma e in diversi altri Atenei. Ha al suo attivo un'intensa esperienza di collaborazione con le Famiglie religiose nella gestione delle diverse fragilità, comprese quelle legate alla pandemia.

Di seguito riportiamo la trascrizione dell'intervento del Prof. Tonino Cantelmi (non revisionata dallo stesso)
Vorrei iniziare con una riflessione neuro-biologica. Quando noi siamo minacciati, e non c'è dubbio che questa pandemia è una minaccia, nel nostro cervello si attiva una zona specifica che si chiama amigdala. Questa zona specifica è una parte molto antica del nostro cervello (parte del sistema limbico), collegata alle emozioni e che suscita una risposta. Ma perché il nostro cervello possa rispondere, l'amigdala fa una cosa: l'amigdala va a bloccare il funzionamento di un'area del cervello che è la corteccia pre-frontale, che è la zona nella quale noi elaboriamo il pensiero più riflessivo, più razionale. La blocca perché per reagire ad una minaccia bisogna essere aggressivi oppure bisogna fuggire oppure bisogna fare altre cose e perché deve prevalere una reazione emotiva. Quando succede questo la nostra parte razionale viene inibita e vince la parte emozionale. Ecco perché molte risposte alla minaccia della pandemia sono a volte irrazionali. È un meccanismo fisiologico ma che noi, dopo anni secoli millenni di evoluzione siamo in grado di dominare grazie allo sviluppo della corteccia frontale e pre-frontale.
In tutto il mondo stiamo vedendo un'attivazione emozionale molto forte che può anche limitare la nostra capacità di razionalità e che un evento come questo (questo webinar) invece serve a portare un po' di razionalità, un po' di riflessione. È interessante notare che c'è tanto bisogno di questo e un po' tutte le organizzazioni, dalle più grandi alle più piccole, da quelle educative a quelle sanitarie, da quelle industriali e commerciali, un po' tutte le organizzazioni stanno riflettendo sulla leadership. C'è la riflessione sulla leadership. Sta diventando un punto centrale come risposta non emotiva ma razionale alla minaccia della pandemia. Questo evento sembra aver dato ragione a papa Francesco quando disse, nel 2015, che non siamo in una epoca di cambiamento ma in un cambiamento di epoca.
Nei cambiamenti di epoca c'è discontinuità, c'è interruzione, c'è salto. Quindi gli strumenti che abbiamo utilizzato finora per governare il cambiamento non sono sufficienti per governare il cambiamento d'epoca. Ecco perché dobbiamo uscir fuori dalla minaccia, dalla reazione emotiva, ed entrare in una riflessione importante sul tema in generale in tutto il mondo della leadership.

Chi è il leader? Vorrei dare una definizione semplice e operativa del leader, che ci consenta poi di sviluppare il nostro ragionamento. Molti di noi sono legati a visioni di leadership autoritarie oppure leadership per competenza oppure leadership per capacità di gestione dell'informazione. Ci sono molte forme di leadership, ma tutte le forme di leadership a cui siamo abituati presentano punti deboli. Dunque dobbiamo fare un piccolo sforzo per definire una nuova forma di leadership, più legata al momento evolutivo che stiamo vivendo.
Do dunque una definizione semplice, operativa, che può essere applicata in ogni contesto e che dunque va poi declinata nei vari contesti. Il leader è colui che consente al gruppo di raggiungere lo scopo e gli obiettivi del gruppo, con la minor quota di ansia e la maggior quota di felicità possibile. Lego al tema del leader il tema della felicità. Una leadership dei nostri tempi non può essere disconnessa dalla riflessione sulla felicità. Leadership autoritarie che generano disagio, che generano meccanismi di sofferenza, anche se ottengono buoni risultati, sono leader che non sono più attuali dei nostri tempi. Dunque il leader è colui che consente al gruppo di raggiungere lo scopo del gruppo con la minor ansia (e dunque deve saper gestire le ansie) e la maggior felicità. È una definizione semplice, operativa, che ci consente di entrare dentro un paradosso di questo tempo del Covid.

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