09/01/2018

Recensione del libro: Nascere vivere e morire oggi

Fonte: Resegoneonline.it

di Gabriella Stucchi

Nella Prefazione il card. Francesco Montenegro, Presidente della Commissione Episcopale CEI per il servizio della carità e la salute, riprende le parole di papa Francesco dell’Evangelii gaudium per sottolineare come la persona umana, «vertice della creazione e oggetto di un amore senza limiti del Creatore, ha una dignità incondizionata che va riconosciuta, ha un’esistenza... che va sempre servita con qualità».
Gli autori, Carmine Arice, superiore generale della Società dei sacerdoti del Cottolengo; Tonino Cantelmi psichiatra e psicoterapeuta responsabile dei Servizi di Psichiatria degli Istituti Regina Elena e San Gallicano di Roma; Chiara D’Urbano, docente presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, espongono le loro ricche esperienze, a contatto diretto con persone toccate da vicino da questi problemi.

“La dignità del nascere”: molti sono i temi trattati, sempre di grande attualità: dall’aborto, alla fecondazione in vitro, alla maternità surrogata. Vengono richiamati gli studi interdisciplinari, le disposizioni dei vari Comitati, le opinioni di ricercatori. Si confuta l’opinione di chi fa risalire all’epoca veterotestamentaria la logica dell’utero in affitto (si cita l’episodio di Sara nella Genesi -cap. 16 e 21- che offre la schiava egiziana Agar affinché Abramo abbia una discendenza). Altro episodio Rachele e Giacobbe (Gen. 30).

Il secondo capitolo riguarda “La dignità del morire”, tema alquanto discusso e concluso negli ultimi mesi della legislatura con la legge del biotestamento, con molte domande aperte e parecchi nodi da sciogliere. Nel testo si analizzano le varie situazioni, distinguendo lo stato vegetativo dal coma, dalla morte cerebrale: vicende molto complesse dal punto di vista etico e giuridico. Analogamente si discute sulle varie forme di eutanasia (consensuale, passiva); sul consenso (personale, specifico, reale ed effettivo, attuale e revocabile). Si parla anche di accanimento terapeutico, con molte aree di dubbio.
Molto importante l’osservazione riportata: «Tra l’accanimento terapeutico e l’eutanasia si colloca un ethos troppo trascurato, che è quello dell’accompagnamento, del valorizzare il dolore in un’ottica relazionale, per aiutare a viverlo in maniera degna....Una sofferenza anche molto grave, non accompagnata, rappresenta un baratro per la persona, un buco nero nel quale finisce smarrendo la forza per qualunque alternativa di vita.... Non esiste solo il curare un ammalato, ma anche il prendersene cura».

Nell’ultimo capitolo “Dal generare al morire” gli autori, riferendosi all’enciclica Spe salvi di Benedetto XVI, definiscono «società crudele e disumana» la società che non accetta i sofferenti e non riesce a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente. Purtroppo oggi i temi della salute, della sofferenza della malattia, dell’invecchiamento e della morte vengono spostati sempre di più all’ambito della tecnica, con lo scopo di superare i limiti e aumentare le possibilità umane.
Dal generare al morire oggi è necessario un recupero dell’umano, della dignità della persona (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae), che si esprime attraverso il corpo, che ha sì dei limiti, ma tali che ci aprono a qualcos’Altro, che dà il senso vero alla nostra esistenza. Da qui la grande responsabilità degli operatori sanitari, che devono agire con rispetto della persona, con lo sguardo, con la parola, oltre che con gli interventi adeguati.
Commovente, nell’Epilogo, l’omelia pronunciata da don Carmine Arice all’ospedale Cardarelli di Napoli nel 2001 per la morte di Volo, figlio di genitori ucraini, anencefalico grave, eppure vissuto sei anni!

Fonte: Resegoneonline.it

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