22/03/2019

Trapper, dare senso a ciò che cantano

Fonte: RomaSette del 17/03/2019 – Rubrica “Pianeta giovani” a cura di Tonino Cantelmi

Quello di oggi è un viaggio fra i gusti musicali dei ragazzini, soprattutto nella musica trap. Sfera Ebbasta, Dark Polo Gang, Ghali, Tedua, Izi, Rkomi, Enzo Dong, Capo Plaza, Drefgold e Yuong Signiorino sono i nomi dei rappresentanti più famosi della musica trap Italiana. Nomi strani, più o meno come i testi delle loro canzoni. Ma che cosa è la musica trap? È un genere musicale privo di qualsiasi virtuosismo artistico, che prende spunto dal rap e dall’hip–hop, in particolare da un certo tipo di rap del sud degli Stati Uniti. Il nome deriva dalle “trap house”, termine usato nello slang di Atlanta, con cui vengono chiamate le case dove si spaccia la droga. E infatti i loro testi parlano di vita di strada, di droga, di donne oggetto e di come fare tanti soldi. Ecco cosa canta Sfera Ebbasta: «Stanza 26, io fatto in hotel come Kurt Cobain, fumo Marlboro Red … Lancio i soldi in aria, anche oggi sono il re, scappo dal locale finito lo show. Ho i soldi in tasca e lo zio Tommy che mi scorta. Scelgo una tipa, nessuna dice di no. Me la portano in camera con una Vodka». Il loro stile di vita è quello di ostentare la ricchezza materiale. Rivalsa sociale? Forse si, però alcuni di loro provengono da famiglie benestanti. Egocentrismo è la parola chiave della trap, che si concretizza nell’affermazione di sé, del proprio successo, del saperci fare con le ragazze, ma soprattutto di avercela fatti da soli. Sono figli della società tecnoliquida, adoratori del successo, capaci di sovvertire tutte le leggi del mercato discografico: il loro successo lo hanno affidato a You Tube e ai social, nessuna casa discografica li ha lanciati, le classifiche di Spotify sono l’indice del loro successo. La società e la critica li accusa quotidianamente di fare apologia sessista e violenza, di istigare gli adolescenti all’uso delle droghe, insomma di veicolare messaggi con valori negativi. Ma loro si difendono con forza. Sfera Ebbasta, quello più criticato di tutti (ricordiamo che avrebbe dovuto cantare lui alla discoteca di Corinaldo teatro di una strage), in un video diffuso in tutti i social media, afferma: «Quando mai ho detto che drogarsi è giusto? Io ho parlato di me stesso, di quello che ho fatto io e di quella che è stata la mia vita. Mi sembra ridicolo puntare il dito contro di me, dire che sono il demonio. Se i ragazzini dedicassero tutto il tempo che ho dedicato io alla musica, invece di stare per strada, sicuramente troverebbero una strada alternativa a quella di non far nulla. Se i ragazzini mi vedono come un esempio non perché mi fumo le canne, ma perché ce l’ho fatta». Ecco, questo glielo dobbiamo riconoscere: in una società dove le nuove generazioni hanno perso la speranza per il futuro e, quindi, sono poco motivati all’impegno, i trapper hanno dimostrato di avere intraprendenza e costanza per raggiungere il successo. Hanno dimostrato agli adulti di essere una comunità autoreferenziale di giovanissimi che può arrivare all’apice. Speriamo solo che il passo successivo della musica trap sia quello di dare un senso alle parole che cantano, abbandonando i soliti ritornelli intrisi di sesso e droga.